Pianificarlo correttamente è indispensabile per la salvaguardia del patrimonio personale e aziendale. Come fare? Te lo spieghiamo noi!

La pianificazione e organizzazione del passaggio generazionale del patrimonio delle famiglie è un tema delicato e sempre più attuale. Per questo abbiamo deciso di dedicare al tema una serie di approfondimenti.

La trasmissione del patrimonio familiare tra le generazioni rappresenta, per definizione, il crocevia di esigenze, aspettative e interessi variegati (a volte convergenti, ma spesso contrapposti) di soggetti coinvolti a vario titolo, a partire dai “protagonisti diretti”: gli attuali detentori del patrimonio e gli eredi.

Trovare un punto di incontro tra questi interessi è un esercizio difficile i cui effetti si ripercuotono dalla sfera personale ed emotiva dell’individuo, fino alla tutela dell’integrità del patrimonio (proprietà immobiliari, mobiliari, quote o partecipazioni di attività).

Anche se siamo consapevoli delle limitazioni connesse a qualsiasi schematizzazione del fenomeno, i nostri approfondimenti si fonderanno sul presupposto che trasferire un patrimonio in modo pianificato e organizzato non solo è possibile, ma anche auspicabile, con rilevanti risvolti positivi anche in tema di fiscalità ed efficienza di gestione.

I tre aspetti chiave

Volendo proporre, quindi, un iter procedurale del passaggio generazionale, è possibile individuare tre livelli (non necessariamente consequenziali, quanto piuttosto concorrenti) così rappresentabili: gli aspetti emotivi; i vincoli civilistici; le soluzioni societarie.

L’obiettivo di Confapi Milano è dare ai protagonisti del passaggio generazionale sintetiche indicazioni sugli strumenti giuridici per assecondare le proprie aspettative/motivazioni e valorizzarne le priorità, offrendo loro la consapevolezza dei limiti dell’ordinamento e delle soluzioni offerte dalla prassi professionale.

Saranno trattati, in particolare:

  • i vincoli derivanti dalla disciplina civilistica in materia successoria come, ad esempio, il rispetto della legittima; la quota di eredità liberamente disponibile; le azioni di reintegrazione patrimoniale a tutela degli eredi;
  • le opzioni/soluzioni offerte dal diritto societario. Ad esempio, la scelta del tipo societario quale veicolo di contemperamento degli interessi familiari; la formulazione di clausole che regolamentino (a livello statutario o parasociale) la circolazione delle partecipazioni familiari e i relativi diritti amministrativi e patrimoniali;
  • l’opportunità di segregare il patrimonio familiare/imprenditoriale in una holding o con forme giuridiche alternative (trust e fondazioni);
  • la possibilità di intervenire anche preliminarmente sul patrimonio mobiliare e gli strumenti giuridici/finanziari disponibili per farlo;
  • l’opportunità di operare sul patrimonio mobiliare senza pregiudicarne l’effettiva proprietà (anche esclusiva), utilizzando strumenti fiscalmente efficienti che si prestano alla piena flessibilità gestionale, sia in termini di remunerazione e dell’impiego della stessa, che di destinazione ereditaria del patrimonio.

Una priorità per conservare il tessuto produttivo

L’obiettivo è, quindi, fornire alcune indicazioni preliminari per favorire un passaggio generazionale organizzato e consapevole, tenendo conto del subentro nella azienda familiare “incorporata” in un’impresa individuale sia delle ipotesi, più frequenti nella pratica, di trasmissione di partecipazioni di maggioranza in società che fanno capo a un medesimo ceppo familiare. Ormai da anni, infatti, si sta facendo strada la consapevolezza che la trasmissione intergenerazionale dell’attività imprenditoriale rappresenti un’assoluta priorità per la conservazione del tessuto produttivo, anche per i fin troppo evidenti risvolti occupazionali.

Continua a seguirci, a breve comunicheremo i prossimi approfondimenti sul tema!

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