Un conto è il green marketing, che punta sulla sostenibilità dei prodotti per spingere la vendita, fornendo al consumatore informazioni dettagliate e verificabili, e un altro conto è il greenwashing: il Tribunale di Gorizia ha emesso un’ordinanza di inibitoria contro i messaggi green ambigui e ingannevoli

 

Il green marketing è una nuova visione della comunicazione che indica la commercializzazione di prodotti sostenibili, cioè ecologicamente preferibili a quelli dei competitor.

Come appare evidente dalle nuove strategie di comunicazione, la sostenibilità ambientale è un tema centrale sia per le aziende sia per i consumatori, sempre più consapevoli che il rispetto dell’ambiente sia una responsabilità condivisa. Da un lato, le aziende sono coscienti che devono proporre prodotti sostenibili, dall’altro, i consumatori sono alla ricerca di prodotti che consentano di preservare l’ambiente e la comunità. Proprio per questo, il green marketing è diventato una leva di comunicazione indispensabile per costruire un’immagine green dell’azienda e rafforzare la propria brand identity.

Ciononostante, il green marketing può sfociare in una pratica, illecita, di greenwashing, che si verifica quando le asserzioni ambientali non sono verificabili, perché non supportate da riscontri scientifici. Proprio per queste ragioni i green claim devono essere presentati in modo chiaro, veritiero, accurato, non ambiguo né ingannevole, sia in relazione al modo in cui è fabbricato il prodotto, ad esempio la riduzione del consumo di energia o dell’inquinamento, sia alla sua composizione, nonché al modo in cui può essere smaltito.

Proprio su questi presupposti, il Tribunale di Gorizia ha recentemente emesso la prima ordinanza di inibitoria in tema di greenwashing, ritenendo che i messaggi pubblicitari denunciati siano generici (“scelta naturale”, “amica dell’ambiente”, “sostenibilità durante tutto il ciclo produttivo”) e ingannino il consumatore sulla sostenibilità dell’azienda, senza dar conto effettivamente di quali siano le politiche aziendali che consentono un maggior rispetto dell’ambiente. Quindi green marketing sì, purché non sfoci in una pratica ingannevole.

a cura dell’Avv. Danilo Martucci, Tonucci & Partners

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