Se il passaggio del testimone non è stato pianificato per tempo si potrebbe creare una conflittualità tra i successori, in grado di pregiudicare la prosecuzione dell'attività d'impresa. Come nel caso che ci illustra l'esperto. Vuoi saperne di più? Partecipa al nostro webinar del 10 novembre

La principale problematica che ricorre nella successione generazionale è la soluzione di continuità nella gestione dell’azienda/società che si verifica nel momento in cui, per effetto della successione non pianificata, emerge un moltiplicarsi dei centri decisionali (imputabile alla pluralità dei successori) rispetto all’originaria unicità decisionale del genitore/imprenditore.

A rischio di disgregazione

La problematica è di immediata percezione. Si pensi al caso del genitore/imprenditore Tizio, che gestisce l’impresa familiare o è titolare della partecipazione di controllo nella società Alfa, cui succedono due figli Caio e Sempronio (con una partecipazione paritaria al 50%): nell’ipotesi in cui Tizio non abbia pianificato la successione nell’attività di impresa si potrebbe verificare una situazione di cosiddetta "disgregazione soggettiva".

La criticità che ne potrebbe derivare è evidente: gli eredi si troveranno a dover gestire – insieme e senza alcuna posizione predominante - l’attività aziendale del genitore con una (potenziale) conflittualità che potrebbe esporre l’azienda a forti rischi nella prosecuzione della propria attività. Una circostanza che si verifica, purtroppo, più spesso di quanto si pensi.

Un caso pratico

Recentemente un gruppo industriale e di servizi è stato costretto alla liquidazione giudiziale in quanto gli eredi (due figli che avevano ereditato con partecipazioni paritetiche la holding di controllo) avevano interessi contrapposti. Uno dei due figli era coinvolto da tempo nella gestione aziendale ed era, coerentemente, interessato a mantenere e rafforzare il gruppo industriale. L’altro figlio, che svolgeva attività artistiche, pretese invece la liquidazione della propria partecipazione.

Essendo soci al 50% si creò una situazione di impasse che impedì l’approvazione del bilancio e la nomina del consiglio di amministrazione determinando così l’obbligo di liquidazione. Liquidazione che, tra l’altro, si realizzò in una situazione complessa, e poco efficiente, viste le esigenze contrapposte dei due figli eredi (da un lato, ottenere liquidità nel minor tempo possibile, dall’altro, evitare la frammentazione di un gruppo industriale con un’ottima redditività).

Da questa vicenda sopra emerge con chiarezza come il non aver pianificato correttamente il passaggio generazionale dell’azienda abbia determinato una distruzione di valore per gli eredi e quella del gruppo su cui sono prevalsi interessi individuali. Circostanza che si sarebbe potuta evitare, in sintesi, con la liquidazione al figlio non coinvolto nella gestione aziendale di altri beni, ovvero, qualora essi non fossero stati sufficienti a garantire il rispetto della legittima, mediante l’ingresso di un socio finanziario che avrebbe potuto procurare la liquidità necessaria per liquidare l’erede non interessato alla prosecuzione dell’attività aziendale.

Articolo di Lodovico Artoni, Avvocato Tonucci & Partners

L'appuntamento da non perdere? È con il webinar gratuito "Passaggio generazionale e tutela del patrimonio", in programma martedì 10 novembre, alle ore 16.30. I maggiori esperti del settore ti spiegheranno come si pianifica la successione senza mettere a rischio il valore aziendale e personale.

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